sito di o' professore
Capo Nord 2006
gg Data Partenza Arrivo Paesi km Parz. km Tot.
9 ven 07 luglio Bergen Stryn N 374 4042
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Il programma, che prevedeva la mattinata in giro per Bergen e il traghettamento del Nærofjord è saltato e quella che doveva essere una bella giornata attraverso fiordi e montagne diventerà qualcosa di meno idilliaco.

La mattina, come al solito, mi sveglio prima di Mario, incomincio a riempire e ordinare i bagagli e poi, ricordando di dover scendere a sistemare i parchimetri, con riflesso condizionato metto mano alla cintura dove di solito tenevo agganciate le chiavi della mia moto. Con orrore noto che, invece, il gancio è vedovo di tali chiavi!

Mi vengono i brividi per la schiena perché capisco subito che la cosa non è normale: ogni sera, facendo l’inventario delle mie cose, avevo sempre modo di controllare il gancio, le chiavi e tante altre cose. Ma la sera precedente non era stata una sera “normale”.

Vado alla finestra e mi affaccio: dovrei vedere due Transalp, pacificamente parcheggiate poco più avanti… ORRORE! Ce n’era una sola!!

Avviso Mario e scendo con la coda fra le gambe, arrivo davanti alle due moto ma ne vedo una sola, quella di Mario, ovviamente. Rimango rimbambito qualche minuto e torno su in camera, incontro Mario per le scale e, insieme, saliamo. Ci guardiamo in faccia; capisco dalla faccia di Mario quale dev’essere la mia!

OK. C’è poco da piangersi addosso. Ci informiamo sul posto di polizia più vicino; in due, sulla moto di Mario, arriviamo alla centrale, proprio lì a due passi.

Spiego la situazione, anche se non parlo della bestialità delle chiavi, mi guardano strano, della serie “tu sei il primo a cui capita, da quando passò Nobile da queste parti”, mi danno un modulo preparato in lingua spagnola (la più “vicina” all’italiano, ma mia figlia s’incavola quando me lo sente dire) e, incoraggiato dagli agenti impiegati che “vedrai, tempo qualche giorno e la tua moto salta fuori”, e cose di questo tipo, usciamo e andiamo a sederci in un bar al mercato del pesce per fare il punto della situazione.

Non so assolutamente cosa fare!

Il mio primo pensiero è che oramai per me il tour finiva lì. Mi sentivo morire: un viaggio organizzato da un anno, al quale tenevamo ormai come uno dei più importanti (se non il più importante) della nostra vita, il doversi ritirare per una irresponsabile bestialità, il ritornare a casa con le pive nel sacco, che figura dimmerda! Ma soprattutto, Mario: mi sentivo ovviamente responsabile della sua delusione, dei sacrifici fatti e delle rinunce importanti che avrebbe dovuto sopportare. Quando gli comunico che intendevo ritornare indietro con il primo aereo mi comunica:

“Ma dai, possiamo continuare insieme, la tua borsa serbatoio va sul mio serbatoio, che è inutilizzato; il tuo borsone nero lo mettiamo sul mio bauletto legato per benino con le molle che usavi per legartelo dietro, e dietro a me ti ci metti tu”, coglione che non sei altro, avrebbe potuto aggiungere, ma Mario è educato…

Rimango interdetto. Non ci avevo pensato, tutto preso egoisticamente a pensare solo ai miei guai. Rispondo subito che mi sembra un sacrificio, il suo, che non merito e, comunque, non sarei stato un compagno ideale per il resto del viaggio.

Mi dice allora (per farmi smuovere dalle mie posizioni?) che, comunque, lui avrebbe continuato anche da solo… A questo punto sento il bisogno/dovere di comunicare l’accaduto anche a mia moglie, che non potevo evidentemente tenere all’oscuro della cosa, fino a quando non mi avrebbe visto rientrare in aereo il giorno dopo!

Si dice che le donne hanno un intuito, un buon senso e un senso pratico più spiccati di quanto possiamo possedere noi poveri maschietti; non so se è vero, ma almeno nel mio caso è così, devo ammetterlo. Mia moglie, dopo i minuti iniziali, in cui credeva che stessi scherzando, e dopo aver sentito la mia intenzione di ritirarmi prende immediatamente la situazione in mano e mi dice chiaro e tondo che facevo un’emerita cazzata (una dopo l’altra!, ma questo non l’ha detto), che aveva ragione Mario, che dovevamo continuare insieme, che se avessi rinunciato ne avrei sofferto per parecchio tempo dopo…

Aveva ragione! E questa sua coraggiosa “real politik” (un’altra moglie, magari, avrebbe immediatamente richiesto il marito a casa, per coccolarlo e toglierlo dai pericoli) mi commuove fino a riempirmi di lacrime. Non riuscivo a parlare, passo il telefono a Mario per non chiudere così; una volta ripresomi, mi rendo conto che mia moglie e Mario avevano ragione, si trovavano in una posizione migliore della mia per prendere decisioni e mi convinco che, sì, BISOGNAVA CONTINUARE!

Ovviamente, sorgevano nuovi problemi. Primo fra tutti: insieme alla moto avevo perso anche il bauletto, con dentro, tra l’altro, i guanti, l’antipioggia e le imbottiture di giacca e pantaloni tecnici. Ci facciamo dire da dei giovani italiani (che lavoravano in una delle bancarelle del mercato) dove possiamo trovare un vicino motor show, ci andiamo ma trovo solo i guanti, per l’antipioggia userò il k-way e un vecchio pantalone impermeabile scassato di Mario; per le imbottiture si penserà più avanti, quando troveremo più freddo.

Ritorniamo in albergo, carichiamo i bagagli nell’unico modo permesso, ripassiamo dalla stazione di polizia per scambiarci i numeri di telefono, non si sa mai ci siano buone notizie nei giorni successivi e ci prepariamo a partire. Ma tu dici che non doveva mettersi a piovere proprio in quel momento?

Ci fermiamo sotto un portico, ci agghindiamo come due alieni, mi metto i guanti nuovi nuovi, i pantaloni vecchi vecchi, il k-way e via, vaffanculo!

Percorriamo la strada quasi tutta sotto l’acqua. Avevo previsto per quel giorno una tappa con un intermezzo “romantico”: un battello attraverso il Sognefiorden, da Gudvangen a Kaupanger che, anche se “tagliava” la strada dal punto di vista geografico, avrebbe allungato necessariamente i tempi. Chiaramente, non era più il caso di mettere in atto questa piacevole variante, anche perché l’ora del prossimo battello era incompatibile con il ritardo accumulato. Decidiamo quindi di fare il percorso tutto su strada, aggirando il fiordo e attraversando numerose gallerie, anche lunghe parecchi chilometri (una, addirittura, 27!).

Ghiacciaio attraversatoQuesta giornata particolarmente triste ha messo un po’ in disparte i paesaggi attraversati, in realtà molto belli, nonostante il cielo plumbeo. La foto a fianco mostra un ghiacciaio che ci si è parato di fronte all’improvviso e che abbiamo semplicemente “attraversato” in una delle solite gallerie!

Il posto di zavorrino, con lo spazio che riusciva a lasciarmi un peso massimo come Mario, non lo auguro a nessuno. Nell’ultima parte della tappa Mario si impietosisce, mi cede il posto di guidatore e passa dietro: mi dirà dopo che lui non soffriva affatto come passeggero e che, addirittura, si scopriva spesso a dormire! Ho pensato poi che la spiegazione potesse essere la diversa lunghezza delle gambe; infatti, le parti del corpo che soffrivano maggiormente erano proprio le gambe: lui, evidentemente, riusciva a piegarle più agevolmente di quanto potessi fare io.

E arriviamo all’ultima cazzata del giorno: all’ultimo rifornimento prima dell’arrivo mi fermo accanto alla colonnina, sgancio la borsa serbatoio e l’appoggio sulla pila di bagagli, rabbocco, chiudo il tappo del serbatoio, vado a pagare, facciamo un po’ di spesa per la sera, ritorniamo alla moto, saliamo in sella e via come il vento, per gli ultimi 50 km della giornata!

Dopo una trentina di chilometri, dubbioso sulla destinazione, intravedo una coppia di signori passeggiare sul ciglio della strada e decido di chiedere informazioni. Accosto e incomincio: “Good evening; sorry, do you know this address…?” e, facendo segno sulla borsa serbatoio, sulla cui sommità di solito sistemavo la prenotazione del giorno, noto con orrore che, semplicemente, la borsa serbatoio NON C’ERA! “Addocazzosta!”, urlo… [I due turisti rimangono imbambolati…]

Come ai condannati a morte nell’attimo fatale della fucilazione, mi passa velocemente per la mente tutta la mia vita recente, e la possibile fine fatta dalla borsa: sicuramente, alla prima curva dopo la stazione di servizio sarà andata a finire in qualche scarpata, e questa volta la cosa era più grave di tutto il resto, se possibile: nella borsa c’era TUTTO! Documenti, prenotazioni, navigatore, le chiavi di riserva della moto, mappe,…

Giro a razzo e mi fiondo a velocità supersonica per fare gli ultimi 30 chilometri attraverso la stradina che ora mi accorgo essere veramente bella, stretta, curvosa… Se non fosse per la situazione, sarebbe stato veramente uno spasso… Non so se Mario bestemmiava, dietro! Finalmente, poco prima della stazione di servizio troviamo una signora sul bordo della strada, con un cellulare in mano e, ai suoi piedi, la borsa intatta. Stava telefonando al camping, il cui indirizzo era proprio in cima alla borsa. Furba la signora. Mi stava venendo di scendere e di baciarla per la contentezza ma mi sono prontamente bloccato, anche perché notavo il suo timore nei nostri confronti, per averci visto fiondare ai suoi piedi come ossessi.

Ringraziamo educatamente la signora, recuperiamo la borsa e ce ne andiamo finalmente felici e contenti per la prima volta in quella giornata incredibile.

Arriviamo al camping, ci sistemiamo. L’ora è tarda, siamo isolati. Tutto previsto, infatti per strada avevamo comprato della frutta, pomodori, pane, salame e nel borsone c’era la spaghettata aglio-olio-peperoncino che aspettava per la prima volta di essere cucinata e mangiata. La serata finisce così con cucina all’italiana, ma con la birra al posto del vino, blehh…

Cena

“Dal Professore” – Cucina all’italiana – Ristorante Norvegese Itinerante
Prezzo: ‘na miseria
Nel borsone (bagaglio strategico, l’unico ancora a non aver subito furti, perdite o similia) c’era una scatola ermetica con dentro spaghetti, aglio, olio, peperoncino, sale grosso e sale fino, posate, caffettiera e caffè, “frise” e origano. L’occorrente, dunque, per una cenetta “tantopernonmoriredifame”. È stata usata opportunamente per almeno 4-5 altre volte e ha quindi permesso ai nostri due eroi di ritornare sani e salvi alle proprie case. Io con due chili in meno…

Pernotto

Strynsvatn Camping – Meland - 6783 Stryn -
http://www.strynsvatn.no/english/index.php
400 NOK (colazione non compresa)
Un camping con numerose hitte. Noi ne abbiamo affittato una, spaziosa, con prato-parcheggio davanti al portico, frigorifero e utensili da cucina. Però: servizi esterni, docce a gettoni. Il posto era stupendo: lago sul davanti e monti alle spalle e dall’altra parte del lago. Il mattino dopo il tempo era bello e si poteva ammirare davvero un bel panorama.