Samarcanda NO tu NO - 2010
Km | |||||
Giorno | Data | Tappa | Paesi | parz. | tot. |
6 | mar 03 ago | Dogubayazit - Kohy | TR-IR | 268 | 3177 |
In mattinata arriviamo al cancello d'ingresso della frontiera, lato Turchia; subito un "funzionario" ci si para davanti per "aiutarci" nel disbrigo delle formalità. In realtà ha interesse solo a offrirci un "conveniente" cambio di valuta: 8000 rial per un euro.
Avviso i miei amici che il cambio corrente è di circa 14000 rial per euro (ovvero, 10000 per dollaro). Ettore si sacrifica; per ingraziarci il tizio, non si sa mai, cambia solo 50 euro, limitando le perdite.
Allo sportello di presentazione passaporti c'è una ressa incredibile. Alcuni locali turchi tentano di scavalcarci senza mezzi termini; loro devono lavorare, ci dicono, non possono perdere tempo. Sic!
Escogitiamo allora un "sistema di difesa". Giovanni, grande abbastanza per la bisogna, fa da tappo all'imbocco del pertuso da dove provengono i furbetti mentre noi altri tre passiamo, in fila e indisturbati, verso lo sportello passaporti, ultimo Giovanni. Eh eh, "la guerra è guerra"! In realtà ci stiamo divertendo un mondo e facciamo subito amicizia con i nostri "nemici", con i quali scambiamo strette di mano.
Ma questo è solo l'inizio; anche se abbiamo risolto la prima formalità non possiamo avanzare con le moto: le auto dei furbetti arrivati dopo di noi, hanno riempito infatti i buchi lasciati da chi si è già sbrigato!
Continuiamo, avendo a che fare con altri funzionari. Ci controllano il libretto di circolazione, di nuovo il passaporto, aspettiamo che il cancello iraniano si apra. Finalmente si passa ma, in terra iraniana si ripete la trafila: passaporto, libretto, andate da quello poi da quell'altro, ritornate da me, il cahier de passage, la ricevuta da consegnare all'uscita dall'Iran... aspettare, aspettare... A un certo punto, una novità: veniamo convocati nell'ufficio del funzionario capo, molto distinto e gentile, che ci offre comode poltrone, caramelle; potevamo chiedere qualcos'altra, se ne avessimo avuto il bisogno... Con noi altri turisti occidentali, solo occidentali, compresi alcuni componenti del Mongol Rally (destinazione Mongolia, in Panda!). Il funzionario ci fa delle domande sulle nostre intenzioni in Iran, dove pensavamo di andare, se era la prima volta, cosa pensavamo del suo paese, ecc. ecc. Nel complesso una persona gentile; più che un'operazione di "spionaggio", la sua, si rivela un cortese benvenuto. Salutiamo, usciamo e finalmente cambiamo valute ad un tasso accettabile, quasi ufficiale.
Ma non è finita! Ci mettono in attesa di qualcuno che ci accompagni verso il paese, dove c'è un altro sbarramento. Aspettiamo anche lì; pretendono 30 euro per l'"assicurazione moto", ma si accontentano (sic!) anche di 30 dollari, da noi che siamo "simpatici italiani"...
Finalmente usciamo dall'ultimo cancello. Ci fermiamo nella piazzetta antistante per sistemare un po' le cose, ed ecco gli stessi "funzionari" di prima, che ora ci chiedono se... "abbiamo bisogno di change?" Scappiamo a razzo!
Ci fermiano subito dopo, in paese, Bazargan, il primo entrando in Iran. Facciamo rifornimenti, qualche foto e ripartiamo subito.
L'intenzione è di lasciare la strada principale (A01 di Maku-Teheran) per deviare a destra e inoltrarci così nell'estremo nord-occidentale della provincia Azerbaijan ovest (da non confondere con lo stato dell'Azerbaijan). Non ce ne troveremo pentiti. Troveremo un percorso e un panorama mozzafiato, asfalto e sterrato, colori. Attraversiamo Avajiq e ci dirigiamo verso Chaldoran, capoluogo dell'omonima contea.
Qui troviamo finalmente un posto dove bere qualcosa di caldo, dove, d'ora in avanti, "posto" sarà sinonimo esclusivamente di "teeria" e "qualcosa di caldo" vorrà dire "chai" e basta, cioè tè.
Decidiamo di riprendere il cammino, chiediamo il conto ma il proprietario dondola la testa; chiediamo spiegazioni e ci fa capire che il tè è offerto dalla casa! Apprezziamo e salutiamo con riconoscenza. All'uscita troviamo un piccolo comitato di accoglienza; vogliono sapere di noi e delle nostre moto. Scambiamo qualche simpatia e ne approfittiamo per chiedere informazioni sulla nostra prossima destinazione.
Il prossimo obiettivo è infatti Karisa-ye Tadi (Chiesa di San Taddeo), che troviamo sulla nostra strada per Khoy, salvo una piccola deviazione di alcuni km.
Questa chiesa, anche conosciuta come Qareh Kalisa (Chiesa Nera), è la chiesa medievale meglio conservata in Iran. Il santo a cui è dedicata, San Taddeo, pare sia giunto in queste zone nei primi anni d.C. e che abbia avuto un tal successo nella sua predicazione da essere riuscito a fondare un importante nucleo cristiano; talmente "importante" da far ingelosire il re armeno dell'epoca che arrivò ad ordinare l'uccisione del santo e di 3000 fedeli che era riuscito a convertire.
Interessante il prezzo per visitare la Chiesa: 4000 rls a testa; 30 cent di euro!
La contea di Chaldoran è conosciuta anche per la disfatta che subirono le armate persiane nel 1514 ad opera degli ottomani di Selim il Crudele; fino ad allora imbattute, le milizie persiane furono decimate (26000 morti su 27000 soldati) grazie anche alla nuova arma segreta che Selim possedeva: il cannone.
Arriviamo finalmente a Khoy; troviamo una buona sistemazione nell'ottimo Khoy Tourist Inn e poi perdiamo un po' di tempo prima di trovare un posto decente dove cenare: è infatti un po' tardi.