Samarcanda NO tu NO - 2010
Km | |||||
Giorno | Data | Tappa | Paesi | parz. | tot. |
17 | sab 14 ago | Tabriz - Erzurum | IR-TR | 597 | 7386 |
Mi sveglio presto, presagendo una giornata triste: ritornerò infatti in Turchia, sempre più lontano da Samarcanda. Solo la squisita ospitalità della gente iraniana riuscirà a farmi vivere invece ancora una bella giornata.
Vado per pagare il conto, con l'intenzione di farmi cambiare anche qualche dollaro per avere i rial necessari fino al confine. Devo però rinunciare a questa bella pensata: l'impiegata alla reception mi propone un tasso da strozzini. Chiedo allora se c'è un change nei paraggi; sì, fortunatamente vi è una banca importante lì vicino e così posso cambiare 50 € al tasso ufficiale. Un'impiegata mi rincorrerà per la banca per consegnarmi la macchina fotografica che avevo dimenticato su una sedia del suo ufficio.
Vado poi alla ricerca di un ufficio postale: è la mia ultima risorsa per riuscire a spedire le mie "cartoline". Sì, vi è anche un ufficio vicino all'albergo... quindi ci vado. Ma non riesco a trovarlo! Chiedo e mi indicano una porticina anonima, nascosta tra tanti ingressi di negozi e botteghe... e io che andavo alla ricerca di una insegna significativa. Ma non è finita.
Entro e spiego il mio problema. Non mi capiscono e chiamano l'esperto che parla inglese. Spiego di nuovo e... rimane imbambolato. Non si sono mai trovati in questa situazione. Ritento: "ma non usate i francobolli voi per spedire una lettera? ecco, vi chiedo dei francobolli da apporre su queste cartoline". Incredibile: si consultano tra loro, scartabellano un manualone, niente, telefonano alla "centrale" per chiedere lumi... alla fine l'esperto mi fa, "ok, lasciaci le cartoline, poi pensiamo a tutto noi". Sia benedetto il signore; pago 6000 rial (mezzo euro) per ciascuna cartolina, gliele lascio tutte in consegna e ringrazio. Sono sicuro che le cartoline arriveranno! Ormai conosco abbastanza bene la gentilezza e la correttezza di questa gente.
[Le cartoline arriveranno tutte quante, dopo una 15.na di giorni, con regolare francobollo da... 1000 rial. Adesso capisco l'imbarazzo degli impiegati dell'ufficio postale; probabilmente non esistevano francobolli per l'estero, infatti quelli appiccicati saranno quelli previsti per le poste interne!]
Girasoli e villaggio con case di fango
Prendo dunque la direzione di Marand per portarmi verso il confine; ho con me lo stretto numero di rial indispensabili per benzina e qualche chay.
Un ennesimo episodio (anzi due "ennesimi" ) di squisitezza iraniana. Ho superato Marand e sono alle porte di Maku, una cittadina a pochi km dal confine; mi fermo per fare rifornimento. La stazione di servizio è fornita anche di shop e ristorante, due caseggiati abbastanza grandi. Dopo aver fatto il pieno, mi libero dell'abbigliamento, lascio il tutto sulla moto parcheggiata vicino alla pompa e mi avvio verso il bar-ristorante.
E' vuoto, gli addetti sono tutti in cucina. Chiedo se è possibile avere qualcosa ma mi rispondono che possono darmi solo del chay: dimentico, siamo in pieno ramadan! Mi consigliano comunque di andare allo shop, comprare lì un pacchetto di biscotti e poi tornare da loro, dove avrei avuto anche il tè. Così ho fatto. Finisco la mia bella 'nzuppatina di biscotti e chiedo di pagare ma... lascio al lettore di completare i puntini.
Ritorno alla stazione di servizio, sto per riprendermi la giacca e noto una carta della Turchia appesa a una parete dell'interno. Me ne servirebbe una; all'andata procedevamo con quella di Giovanni ma ora io ne sono sguarnito. Chiedo allora all'addetto se ne hanno una da vendermi; mi dice che quella è solo una copia che utilizzano loro. Rimango deluso e lui cosa fa? Scommetto che avete indovinato. Va alla parete, toglie delicatamente la carta, la spiega sul tavolo, toglie con attenzione tutte le striscioline di scotch, la ripiega e me la offre come nuova. Ovviamente, a pagarla non se ne parlava nemmeno!
Mi fermo a Maku per risolvere un'altra mia fissazione: trovare adesivi dell'Iran da appiccicare sulla moto. Peggio che con le cartoline! Avrò disturbato decine di bottegai e passanti, avrò visitato una decina di edicole, negozi, agenzie turistiche... niente. In una di queste ultime, per non farmene andare deluso mi regalano una bandiera del paese. La pianto sulla moto e mi avvio verso Bazargan, il confine.
[Gli stickers li ordinerò al mio ritorno, tramite internet, sia quelli dell'Iran che dell'Albania, anche questi introvabili, come appurerò qualche giorno più avanti.]
Mi accingo con desolazione alle file, alle attese e ai capricci dei funzionari di frontiera. Arrivo al piazzale, scendo e mi dirigo al primo sportello. Cerco di farmi capire ed ecco arrivare... l'angelo custode. Questa volta non è il solito faccendiere che alla fine vuole ricavare qualcosa; si presenta, si chiama Baarahm, parla perfettamente italiano in quanto lavora spesso con l'ambasciata a Roma, attraversa di frequente la frontiera (quindi conosce tutti!) e, soprattutto, si offre di aiutarmi a sbrigare le pratiche di frontiera. Ma preeeego!
Lo ringrazio in anticipo e ci avviamo a fare un avanti e indietro da un ufficio all'altro ma questa volta senza file, scavalcando (ahimé, lo ammetto) quelle che ci sono, andando a pescare il funzionario che se la sta godendo su una sedia al fresco, passandogli sotto gli occhi carte e visti da firmare.... fino a condurmi al cancello, raccomandandomi al soldato di guardia di farmi passare non appena viene aperto. Il tutto in 15 minuti scarsi! All'andata furono diverse ore.
Ci salutiamo, lo ringrazio tanto, mi dice che deve andare, ha un impegno, ciao, "mi raccomando se vieni in Italia", ci scambiamo i numeri telefonici... e va via. Dopo due minuti mi tocca le spalle e mi consegna un'aranciata in barattolo, "sai ho visto che stavi sotto il sole", ciao ciao di nuovo, ma ritorna, "hai tutto?, ti servono soldi?" (sic!), "no, sono a posto", ciao, e sparisce... Rimango allibito e profondamente riconoscente.
Il passaggio della successiva frontiera turca è una formalità; non incontro cambiovalute e mi avvio veloce verso Dogubayazit. Non sono neanche le 16, quindi decido di continuare oltre per puntare su Agri.
Faccio rifornimento senza preoccuparmi di procurarmi prima valuta turca. In Turchia si riesce a fare tutto con la carta di credito, sia alle stazioni di servizio che negli alberghi-ristoranti. A Erzurum decido di finire lì la giornata, un po' stanco.